Sveglia sempre con calma, ci siamo alzati dal letto verso le nove.
Colazione con baguettes fresche del campeggio è con la selezione cereali lidle.
Coi dovuti tempi poi ci prepariamo per il nostro primo giorno di bicicletta.
Il cielo era piuttosto nuvoloso e l'aria quasi freschetta tanto da mettere un maglioncino.
Oggi la nostra meta sono le dune Du Pilat, le dune più alte d'Europa.
Saliamo sulle nostre bici e ci mettiamo in cerca della ciclabile, le cartine fornite dall'ufficio turistico sono piuttosto spannometriche, occorre affiancarle un po' di senso d'orientamento.
Usciamo dal campeggio percorriamo la discesa ed intercettiamo la ciclabile intravista la sera prima durante la nostra discesa in paese.
La cliclabile ci porta verso l'interno in direzione opposta al mare, ma troviamo la rassicurante segnaletica per le dune, è una bella pista in mezzo al verde, pedaliamo. Ben presto però finisce su una strada per le auto e nessuna indicazione per le dune. Per fortuna passa un ciclista e lo fermiamo per chiedere aiuto. È gentile, parla poco inglese, ma riesce a spiegarci che c'è una strada più corta ma complicata e una un po' più lunga ma semplice e tutta in ciclabile. Ce la indica. Preferiamo questa soluzione. La ciclabile segue la statale praticamente fino all'arrivo alle dune, insomma siamo nel verde ma rumore e gas delle auto non mancano. Nel tragitto qualche bisticcio tra Mari e Fra con fase arrabbiata di Francesca difficile da decifrare. Ad ogni modo si pedala e presto siamo arrivati (tot 12 km).
Alla duna c'è un grande parcheggio a pagamento per le auto, noi però siamo bici e entriamo gratis. È mezzogiorno e approfittiamo dello spazio picnic con tavoli per rifocillarci prima di proseguire. La zona che precede l'ingresso delle duna è fitta di bancarelle poi eccola si vede la d'una in tutta la sua altezza, è maestosa, qualcosa che non ti aspetti.
Tutti si tolgono le scarpe, camminare nella sabbia è impegnativo ci si riesce meglio a piedi nudi. Un albero senza foglie si presta da comodo e suggestivo appendi scarpe.
Per prima cosa la duna occorre scalarla. E' predisposta una scala bianca per poter arrivare in cima. Ma la maggiorparte delle persone preferiscono la sabbia, la scalata libera.
La salita è ripida di quelle che inizi con slancio ma che ben presto ti fanno rallentare.
Cosi i nostri bimbi partono con slancio, Mari e Fra poi rallentano pre prendere fiato. Luca, cuor di leone,si blocca preso dal panico. Ha valutato che per lui la salita è troppo ripida, è pericolosa, lui in cima non ci vuole salire. In questa condizione c'è una sola via di uscita: lo prendo in braccio e lo porto verso la cima contro voglia. Cosi la salita diventa davvero impegnativa.
Arrivati in alto la fatica è ripagata dal panorama, la distesa di verde verso l'interno con una ripida discesa di sabbia, il dispiegarsi del mare dal lato opposto con una dolce discesa di sabbia.
Luca però non è ancora tranquillo, mi rimane attaccato, possibilmente in braccio.
Dobbiamo scendere verso il mare e concedergli il tempo necessario per riprendersi affinchè torni ad essere a suo agio.
Il cielo è sempre coperto, da una parte ne soffrono i colori, dall'altra ci salva da un sole a picco che sarebbe stato impegnativo.
Sulla duna, lunga 3km, larga 500m e alta 130 facciamo un'escursione vera e propria. Scendiamo sino al mare, proseguiamo sulla battigia, poi cominciamo a risalire sempre però scendendo verso a Nord. Siamo avvolti in un ambiente molto suggestivo, e a tratti si ha la sensazione di essere proprio nel deserto. Silvia, Mari e Luca esprimono il desiderio di rallentare e poi riprendere la strada del ritorno. Ma ci manca una meta, raggiungere la cima più alta, non possiamo mancarla. La cima più alta della più alta duna d'europa. Io e Francesca andiamo in spedizione. Un po' si corre un po' si rallenta, arriviamo sul crinale e proseguiamo sino in cima.
L'effetto ottico ci dà la sensazione di "attenzione di non scivolare, qui è ripido". Ma quella ripida discesa verso la foresta è del tutto innoqua: qualsiasi tentativo di rotolare a valle viene assorbito dalla sabbia in cui inesorabilmente si spofonda. Finito di giocare a scendere e risalire il piano inclinato torniamo indietro, di corsa, sulle note improvvisate di Indiana Jones.
Ci ricompattiamo e tutti insieme ci avviamo in direzione del ritorno, sembrava vicino ma la sabbia ovunque allunga distanze e tempi. Chiudiamo la nostra escursione con una gran corsa sino all'albero delle scarpe, anche Luca, in braccio, ormai si è abiutato e non ha nulla da obiettare.
Prima di ritornare alle nostre biciclette pausa merenda: crepe alla nutella per Mari e Luca, Granita per la Franci, Sardine alla griglia per Silvia. Dunque ripartiamo, imboccando questa volta la via verso il mare, la ciclabile si rivela essere più piacevole soprattutto una volta arrivati sull'oceano.
Per un bel tratto segue la passeggiata pedonale sul lungo mare, mentre passiamo c'è la bassa marea e l'acqua si fa quasi fatica a vedere dov'è. Ci fermiamo, Luca si è addormentato nel carrellino, cosi io rimango di guardia e Silvia con Mari e Fra vanno a camminare sulla sabbia lasciata scoperta dalla marea. Non è una cosa che capita di poter fare tutti i giorni.
Ormai manca poco al campeggio, raggiungiamo il molo di Arcachon e da li risaliamo per la strada che già avevamo sperimentato a piedi la sera prima. Tra i negozi del centro spicca alla nostra attenzione una bottega che vende solo pesce in scatola.
Luca si fa fuori quasi una scatola di patè esposta come assaggi. Io mi metto a cercare, inutilmente, una scatola di tonno all'olio d'oliva. Semplice non esiste, c'è al pepe verde, piccante, al naturale, ma non solo all'olio d'oliva. Silvia sceglie delle scatolette di sardine e quando arrivo alla cassa per pagare si inscena un dibattito su queste scatolette. La cassiera vuole spiegarmi qualcosa ma non parla inglese, nessuna delle altre persone in fila sembra saper parlare inglese. Si proceda allora in francese corredato da gesti, infine capisco che le sardine in oggetto necessitano di essere scaldate prima di poterle mangiare. Ringrazio per la premura verso il cliente e confermo il mio acquisto.
Ok si torna in campeggio.
Colazione con baguettes fresche del campeggio è con la selezione cereali lidle.
Coi dovuti tempi poi ci prepariamo per il nostro primo giorno di bicicletta.
Il cielo era piuttosto nuvoloso e l'aria quasi freschetta tanto da mettere un maglioncino.
Oggi la nostra meta sono le dune Du Pilat, le dune più alte d'Europa.
Saliamo sulle nostre bici e ci mettiamo in cerca della ciclabile, le cartine fornite dall'ufficio turistico sono piuttosto spannometriche, occorre affiancarle un po' di senso d'orientamento.
Usciamo dal campeggio percorriamo la discesa ed intercettiamo la ciclabile intravista la sera prima durante la nostra discesa in paese.
La cliclabile ci porta verso l'interno in direzione opposta al mare, ma troviamo la rassicurante segnaletica per le dune, è una bella pista in mezzo al verde, pedaliamo. Ben presto però finisce su una strada per le auto e nessuna indicazione per le dune. Per fortuna passa un ciclista e lo fermiamo per chiedere aiuto. È gentile, parla poco inglese, ma riesce a spiegarci che c'è una strada più corta ma complicata e una un po' più lunga ma semplice e tutta in ciclabile. Ce la indica. Preferiamo questa soluzione. La ciclabile segue la statale praticamente fino all'arrivo alle dune, insomma siamo nel verde ma rumore e gas delle auto non mancano. Nel tragitto qualche bisticcio tra Mari e Fra con fase arrabbiata di Francesca difficile da decifrare. Ad ogni modo si pedala e presto siamo arrivati (tot 12 km).
Alla duna c'è un grande parcheggio a pagamento per le auto, noi però siamo bici e entriamo gratis. È mezzogiorno e approfittiamo dello spazio picnic con tavoli per rifocillarci prima di proseguire. La zona che precede l'ingresso delle duna è fitta di bancarelle poi eccola si vede la d'una in tutta la sua altezza, è maestosa, qualcosa che non ti aspetti.
Tutti si tolgono le scarpe, camminare nella sabbia è impegnativo ci si riesce meglio a piedi nudi. Un albero senza foglie si presta da comodo e suggestivo appendi scarpe.
Per prima cosa la duna occorre scalarla. E' predisposta una scala bianca per poter arrivare in cima. Ma la maggiorparte delle persone preferiscono la sabbia, la scalata libera.
La salita è ripida di quelle che inizi con slancio ma che ben presto ti fanno rallentare.
Cosi i nostri bimbi partono con slancio, Mari e Fra poi rallentano pre prendere fiato. Luca, cuor di leone,si blocca preso dal panico. Ha valutato che per lui la salita è troppo ripida, è pericolosa, lui in cima non ci vuole salire. In questa condizione c'è una sola via di uscita: lo prendo in braccio e lo porto verso la cima contro voglia. Cosi la salita diventa davvero impegnativa.
Luca però non è ancora tranquillo, mi rimane attaccato, possibilmente in braccio.
Dobbiamo scendere verso il mare e concedergli il tempo necessario per riprendersi affinchè torni ad essere a suo agio.
Il cielo è sempre coperto, da una parte ne soffrono i colori, dall'altra ci salva da un sole a picco che sarebbe stato impegnativo.
Sulla duna, lunga 3km, larga 500m e alta 130 facciamo un'escursione vera e propria. Scendiamo sino al mare, proseguiamo sulla battigia, poi cominciamo a risalire sempre però scendendo verso a Nord. Siamo avvolti in un ambiente molto suggestivo, e a tratti si ha la sensazione di essere proprio nel deserto. Silvia, Mari e Luca esprimono il desiderio di rallentare e poi riprendere la strada del ritorno. Ma ci manca una meta, raggiungere la cima più alta, non possiamo mancarla. La cima più alta della più alta duna d'europa. Io e Francesca andiamo in spedizione. Un po' si corre un po' si rallenta, arriviamo sul crinale e proseguiamo sino in cima.
L'effetto ottico ci dà la sensazione di "attenzione di non scivolare, qui è ripido". Ma quella ripida discesa verso la foresta è del tutto innoqua: qualsiasi tentativo di rotolare a valle viene assorbito dalla sabbia in cui inesorabilmente si spofonda. Finito di giocare a scendere e risalire il piano inclinato torniamo indietro, di corsa, sulle note improvvisate di Indiana Jones.
Ci ricompattiamo e tutti insieme ci avviamo in direzione del ritorno, sembrava vicino ma la sabbia ovunque allunga distanze e tempi. Chiudiamo la nostra escursione con una gran corsa sino all'albero delle scarpe, anche Luca, in braccio, ormai si è abiutato e non ha nulla da obiettare.
Prima di ritornare alle nostre biciclette pausa merenda: crepe alla nutella per Mari e Luca, Granita per la Franci, Sardine alla griglia per Silvia. Dunque ripartiamo, imboccando questa volta la via verso il mare, la ciclabile si rivela essere più piacevole soprattutto una volta arrivati sull'oceano.
Per un bel tratto segue la passeggiata pedonale sul lungo mare, mentre passiamo c'è la bassa marea e l'acqua si fa quasi fatica a vedere dov'è. Ci fermiamo, Luca si è addormentato nel carrellino, cosi io rimango di guardia e Silvia con Mari e Fra vanno a camminare sulla sabbia lasciata scoperta dalla marea. Non è una cosa che capita di poter fare tutti i giorni.Ormai manca poco al campeggio, raggiungiamo il molo di Arcachon e da li risaliamo per la strada che già avevamo sperimentato a piedi la sera prima. Tra i negozi del centro spicca alla nostra attenzione una bottega che vende solo pesce in scatola.
Luca si fa fuori quasi una scatola di patè esposta come assaggi. Io mi metto a cercare, inutilmente, una scatola di tonno all'olio d'oliva. Semplice non esiste, c'è al pepe verde, piccante, al naturale, ma non solo all'olio d'oliva. Silvia sceglie delle scatolette di sardine e quando arrivo alla cassa per pagare si inscena un dibattito su queste scatolette. La cassiera vuole spiegarmi qualcosa ma non parla inglese, nessuna delle altre persone in fila sembra saper parlare inglese. Si proceda allora in francese corredato da gesti, infine capisco che le sardine in oggetto necessitano di essere scaldate prima di poterle mangiare. Ringrazio per la premura verso il cliente e confermo il mio acquisto.
Ok si torna in campeggio.


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